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Otranto, un monumento il relitto degli 81 albanesi morti

OTRANTO, 11 dicembre 2011, Barbara Longo - Quell’urlo di dolore è rimasto intrappolato per oltre quattordici anni nella carcassa della motonave Kater i Rades. L’urlo degli 81 albanesi che morirono in quella che viene ricordata come “la strage del Venerdì Santo”, l’urlo delle loro famiglie e di tutte le associazioni che difendono i diritti dei migranti.

Ma oggi quell’urlo si trasforma in un inno di pace e d’amore nel luogo che più di altri rappresenta il naturale crocevia dei popoli: Otranto, secondo il Nuovo Quotidiani di Puglia. È qui che lunedì partirà il workshop internazionale d’arte contemporanea sul tema delle migrazioni e che è incentrato sulla trasformazione del relitto della motonave albanese in un’opera dedicata all’umanità migrante e ai dispersi in mare. Otto gli artisti che prenderanno parte al progetto coordinati dallo scultore greco Costas Varotsos, autore dell’opera che sarà esposta all’ingresso del porto di Otranto, nei pressi della spiaggetta di fronte al Bastione dei Pelasgi. Il workshop, inserito nel programma del Capodanno dei Popoli, si svolgerà dal 12 al 20 dicembre, per concludersi con l’allestimento di una mostra che coinvolgerà spazi pubblici e privati della città di Otranto, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e i molti turisti che raggiungeranno la città idruntina per le festività natalizie intorno al tema delle migrazioni, pagina mai chiusa per il Salento. «L’arte contemporanea - dice l’assessore provinciale alle Politiche giovanili e Pace Bruno Ciccarese - è uno strumento attraverso cui una comunità può riflettere sulla sua identità e sul suo ruolo nella contemporaneità, rispetto a vicende che hanno la dimensione della storia. Questo è il motivo della scelta di Otranto di ospitare questa opera d’arte e il workshop che lo accompagna».

Nel suo viaggio nel tempo la Kater Rades approda finalmente in un porto sicuro. Quattordici anni tra le aule dei tribunali e ad un passo dalla rottamazione. Una storia che inizia il 28 marzo del 1997, quando la motonave salpò dal porto di Valona con a bordo 140 albanesi alla disperata ricerca di una nuova patria. Proprio nel Canale d’Otranto la Kater incontrò sulla sua strada la “Sibilla”, una corvetta della Marina militare italiana. Cosa accadde nei minuti successivi nessuna verità processuale potrà mai dirlo con certezza. L’unica verità è che la nave albanese colò a picco portando con sé 81 migranti, tra cui donne e bambini. Il relitto fu recuperato dopo sei mesi dalle profondità marine e ormeggiato nel porto di Brindisi. Sulla vicenda si aprì una sorta di “diatriba diplomatica”. Da una parte il governo albanese che riteneva che la nave dovesse essere recuperata e riportata a Valona a spese del governo italiano. Dall’altra lo stesso governo italiano, che invece non riteneva che questo fosse un atto dovuto. In mezzo le famiglie, certamente non in grado di sostenere una spesa così esosa. La corte d’appello di Lecce stabilì poi un termine perentorio entro cui i familiari delle vittime o il governo albanese avrebbero dovuto “ritirare” l’imbarcazione, pena la rottamazione. E così a giugno di quest’anno i giudici hanno chiuso la seconda parentesi giudiziaria condannando il comandante della nave albanese Xhaferi Namik e il comandante della “Sibilla” Fabrizio Laudadio.

Ma hanno anche affidato la nave alla Marina militare italiana che avrebbe dovuto provvedere alla distruzione. In questo frangente giunge il progetto dell’amministrazione comunale di Otranto e dell’istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce con cui si chiedeva la concessione del relitto per poterne fare un monumento. Oggi quel progetto diventa realtà, dando finalmente voce a chi per quattordici anni è rimasto in attesa che quella strage assumesse un significato storico. Il regista brindisino Simone Salvemini ha seguito tutte le fasi della Kater realizzando un documentario che consacrerà il percorso della nave da relitto a monumento simbolo della libertà, mentre la cantautrice brindisina Paola Petrosillo ha scritto per l’occasione un brano inedito che eseguirà nel giorno della cerimonia.

KOMENTE
  • Vini08:23 - 11 Dhjetor 2011
    Njerez te cilet tani i perkasin qiellit. Kjo eshte me e pakta qe mund te bejme per ti kujtuar ata ketu ne toke dhe per kujtuar sa te shtrejte eshte liria. Uroj qe te prehen ne paqe.